mercoledì 22 luglio 2020

IL CREDITORE E I DUE DEBITORI

Lectio divina su Lc 7,41-43

Invocare
Spirito di verità Tu ci rendi figli e figlie di Dio, così che ci possiamo accostare con fiducia al Padre. Padre, ci rivolgiamo a te con un cuor solo e un'anima sola e ti chiediamo: manda il tuo Santo Spirito!
Manda il tuo Spirito sulla Chiesa, su noi che meditiamo questa Parola di vita perché possiamo scoprire con più consapevolezza che il tuo mistero, o Dio, è un canto all'amore condiviso. Tu sei il nostro Dio e non un Dio solitario. Sei Padre, fonte feconda. Sei Figlio, Parola fatta carne, amore vicino e fraterno. Sei Spirito, amore fatto abbraccio.

Leggere
Gesù disse: 41 «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. 42 Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?». 43 Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».

Un momento di silenzio meditativo perché la Parola possa entrare in noi ed illuminare la nostra vita.

Dentro il Testo
Troviamo tra le righe di questa brevissima parabola, un argomento caro all'evangelista Luca: l'accoglienza e il perdono dei peccatori. Per farlo, l'Evangelista racconta la vicenda di una donna che entra in casa di Simone, un fariseo che aveva invitato Gesù (leggi Lc 7,36-50). Vengono contrapposti i gesti della donna e di Simone: lei – definita "peccatrice" invoca la misericordia di Dio, mentre il fariseo si scandalizza per tanta tenerezza e soprattutto per l'atteggiamento di Gesù, che ai suoi occhi appare ingenuo e troppo permissivo nei confronti di una "peccatrice". 
Agli occhi del fariseo e dei suoi convitati, questo atteggiamento non solo è sconcertante, ma addirittura equivoco: tutti sono preoccupati del contatto di Gesù con una donna peccatrice, che getta il discredito sulla loro categoria di "puri": "Se costui fosse un profeta saprebbe chi è questa donna che lo tocca: è una peccatrice" (Lc 7,39). Ma ciò che è ancor più grave ai loro occhi, è che Gesù tace e lascia fare, compromettendo la sua reputazione di uomo di Dio, di profeta riconosciuto dal popolo.
Il pensiero di Simone è di riprovazione, che certamente non passa inosservato a Gesù ed Egli narra la breve parabola. 
La parabola riporta dunque due parallelismi: il creditore raffigura Dio e il debito è il peccato; i due debitori raffigurano diversi livelli di peccatore e di amore: colui a cui è perdonato di meno ama di meno, ed è il fariseo Simone, e colui a cui è perdonato di più ama di più, ed è la peccatrice sconosciuta. Con tale parabola, Gesù vuole rimarcare il concetto della Misericordia di Dio, che perdona sia i piccoli che i grandi debiti: "chi di loro dunque lo amerà di più? Simone rispose: "Ritengo sia colui al quale hai condonato di più".

Meditare
vv. 41-42: «Un creditore aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non avendo essi di che restituire, condonò il debito a tutti e due. Chi di loro dunque lo amerà di più?».
Questa breve parabola non risponde al dubbio avanzato dal fariseo, che riguardava la purità, ma dà una certa interpretazione al comportamento della donna (che non corrisponde probabilmente al senso originale di tale comportamento, che era di pentimento), giudicandolo come effetto del perdono ricevuto. Per contrasto, il fariseo apparirà sotto una cattiva luce.
Molto spesso le parabole sono costruite su un capovolgimento di situazioni: un uomo aveva due debitori: uno gli doveva cinquecento denari, l’altro cinquanta. Non c’è dubbio: dei due è in situazione peggiore quello che deve cinquecento denari; ma il padrone condona a tutti e due. Chi lo amerà di più? E succede che il maggior debitore viene a trovarsi in una condizione privilegiata: essendo stato perdonato di più; amerà di più. «Chi dunque lo amerà di più?». 
Gesù parte mettendosi dal punto di vista del fariseo e poi costringe il fariseo a ragionare in modo diverso, infatti alla fine gli dice: “Chi dunque di loro lo amerà di più?”. 
Ora, i due debitori rappresentano tutti noi, nel senso che siamo debitori di tutto ciò che abbiamo ricevuto, dalla vita all’aria, dalla terra a ciò che siamo, a ciò che abbiamo, alle relazioni; siamo debitori di tutto. Il problema vero è che tutto ciò non è un debito da pagare, ma un dono. Simone, fariseo, la pensa diversamente: bisogna pagare per essere alla pari, anche con Dio.
Qui abbiamo il superamento: tutto ci è donato e perdonato, non siamo debitori; siamo tutti donati e perdonati. Il problema non è una questione di gara a chi è più bravo, oppure a chi segue meglio le rubriche o chi conosce meglio il diritto, ma chi ha amato di più. 
v. 43: Simone rispose: «Suppongo sia colui al quale ha condonato di più». Gli disse Gesù: «Hai giudicato bene».
Simone ha l’impressione che ci sia un piccolo tranello sotto, perché quando la domanda è troppo facile, sotto c’è l’inganno; così risponde: «Suppongo quello a cui ha condonato di più. Gli disse Gesù: Hai giudicato bene».
In questi versetti, più che il verbo condonare, ci sta il verbo graziare, perché la grazia è la stessa comunicazione di Dio.
Ora, l'affermazione di Gesù vuole dire: "attento, dentro a questa parabola ci sei anche tu; dentro questa grazia ci sei anche tu. Cerca di capire che questa parabola riguarda proprio te e riguarda tutti quelli che pensano di avere nei confronti di Dio un debito, anche piccolo".
Dio comunica il suo amore e nel perdono dei peccati riconosceremo chi è Dio. «Quando avrete innalzato il figlio dell'uomo allora saprete che Io sono» (Gv 8,28), cioè Dio. Fuori della croce non conosceremo mai Dio. Nella croce capiremo il suo amore per noi, capiremo la nostra identità, la grazia che Dio ha per noi e il suo amore si manifesta come perdono dei nostri peccati. 
Guardando al creditore, rappresentato da Gesù, vediamo che non fa alcuna differenza rispetto all'entità del debito, né rispetto al fatto che entrambi non potessero pagarlo: rimette ai suoi debitori l'intera quantità di denaro per la quale erano in difetto, nella consapevolezza che in ogni caso non sarebbero riusciti a sanare il loro debito. 
Anche per noi che, in misura minore o maggiore, siamo tutti peccatori di fronte a Dio, il nostro peccato sarà comunque troppo grande per poterci salvare da noi stessi. Dice il salmista: "Certo, nessuno mai potrà redimersi, nessuno potrà mai dare a Dio il prezzo del suo riscatto" (Sal 49,6-7); il vero amore cristiano verso Dio è sempre un amore riconoscente. 

La Parola illumina la vita
Qual è il mio pensiero nei confronti dei miei peccati? Mi sento un peccatore o un giusto?
Qual è il mio atteggiamento nei confronti di coloro che sono peccatori, magari nei miei confronti?
Come intendo il mio rapporto con Dio? 

Pregare
Beato l’uomo a cui è tolta la colpa
e coperto il peccato.
Beato l’uomo a cui Dio non imputa il delitto
e nel cui spirito non è inganno.

Ti ho fatto conoscere il mio peccato,
non ho coperto la mia colpa.
Ho detto: «Confesserò al Signore le mie iniquità»
e tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato.

Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia,
mi circondi di canti di liberazione.
Rallegratevi nel Signore ed esultate, o giusti!
Voi tutti, retti di cuore, gridate di gioia! (Sal 32)

Contemplare-agire
Anche noi, ai margini della società, possiamo trovare qualcuno che sa che abbiamo commesso colpe, ma che si accorge che sappiamo amare, che possiamo andare oltre la nostra condizione. Lasciamoci plasmare dall’amore di Dio per continuare a perdonare e amare.