domenica 26 luglio 2020

IL GRANDE CONVITO

Lectio divina su Lc 14,15-24

Invocare
Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che camminiamo senza ostacoli verso i beni da te promessi. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Leggere
15 Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: "Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!". 16 Gli rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. 17 All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: "Venite, è pronto". 18 Ma tutti, uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: "Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi". 19 Un altro disse: "Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi". 20 Un altro disse: "Mi sono appena sposato e perciò non posso venire". 21 Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: "Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi". 22 Il servo disse: "Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto". 23 Il padrone allora disse al servo: "Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. 24 Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena"".

Dentro il Testo
Il brano è inserito nel contesto dell'invito che Gesù ebbe dal fariseo (Lc 14,1) e segue immediatamente quella duplice dell’invitato e dell’invitante (14,7-14), usando ancora l’immagine del banchetto. 
In questi versetti, Gesù racconta la parabola del banchetto. Molta gente era stata invitata, ma la maggior parte non andò. Il padrone della festa rimase indignato per l’assenza degli invitati e mandò a chiamare poveri, storpi, ciechi e zoppi. E nonostante questo c’era ancora posto. Allora ordinò di invitare tutti, fino a che la casa fosse piena. Questa parabola era una luce per le comunità del tempo di Luca.
Nelle comunità del tempo di Luca c’erano cristiani, venuti dal giudaismo e cristiani venuti dai gentili, chiamati pagani. Nonostante le differenze di razza, classe e genere, loro vivevano a fondo l’ideale della condivisione e della comunione (At 2,42; 4,32; 5,12). Ma c’erano molte difficoltà perché alcune norme di purezza formale impedivano ai giudei di mangiare con i pagani. E pur dopo essere entrati nella comunità cristiana, alcuni di loro conservavano questa vecchia usanza di non sedersi a tavolo con un pagano. Per questo Pietro entro in conflitto con la comunità di Gerusalemme per essere entrato a casa di Cornelio, un pagano, e per aver mangiato con lui (At 11,3). Dinanzi a questa problematica delle comunità, Luca conservò una serie di parole di Gesù nei riguardi del banchetto (Lc 14,1-24). La parabola che qui meditiamo è un ritratto di ciò che stava avvenendo nelle comunità. Nella parabola, Luca afferma chiaramente che questi giudei convertiti non erano infedeli al loro popolo. Anzi! Loro sono gli invitati che accettarono l’invito. Loro sono i veri eredi di Israele. Infedeli sono stati coloro che non hanno accettato l’invito e non hanno voluto riconoscere in Gesù il Messia (Lc 22,66; At 13,27).

Meditare
v. 15: Uno dei commensali, avendo udito questo, gli disse: Beato chi prenderà cibo nel regno di Dio!
Nell'AT, il Regno di Dio era descritto come un grande convito preparato da Dio, caratterizzato dalla gratitudine e dalla comunione (cfr. Is 25,6ss; Sal 22,27).
Qui un commensale, dopo aver colto la portata dell'insegnamento di Gesù, esprime una beatitudine. Certo quando siamo riuniti attorno a una tavola, è segno di condivisione. Ora se si condivide il pane, di cui Gesù sta parlando, se insieme a lui è occasione per farlo figuriamo nel Regno di Dio.
In questo contesto nasce una parabola che fa vedere il banchetto secondo la logica di Dio.
vv. 16-20: Gli rispose: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: "Venite, è pronto". 
Gesù risponde al commensale con una parabola. Il banchetto è pronto e un uomo fa i suoi inviti. L'invito è segno di una relazione. Quest’invito era fatto tramite un servo, che informava che il banchetto è già pronto (cfr. Est 6,14). Il banchetto preparato da Dio è sempre pronto, è in mezzo a noi (cfr. 2Cor 6,2). 
Questo banchetto indica una novità. È l'ora. I tempi sono maturi, quello che era una promessa, quello che era un’attesa diventa finalmente il giorno della festa. 
Ma tutti, uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi. Il primo gli disse: "Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego di scusarmi". Un altro disse: "Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego di scusarmi". Un altro disse: "Mi sono appena sposato e perciò non posso venire". 
A quest'invito, che è una vera e propria chiamata, troviamo che ognuno scusa la propria assenza. Poteva quindi accadere che talvolta un invitato si scusasse, benché prima avesse accettato l’invito. Nell’ambito delle norme e delle usanze dell’epoca, quelle persone avevano il diritto di non accettare l’invito (cfr. Dt 20,5-7).
Ma il problema è un altro. Il punto è proprio se è vero che davanti a Dio ci sono delle istanze personali in cui posso fare precedere il mio io, un io che sa in qualche modo un campo da vendere, degli strumenti per lavorare il campo e appunto lo sposarsi, prendere marito o moglie, sono motivi (pur ragionevoli) per anteporli alla chiamata di Dio; se dinanzi alla propria vita si può anteporre la propria esistenza, la propria sussitenza. 
Le scuse che vengono fatte riconoscono una relazione ma lasciano fuori la porta. "Non chi dice Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli" (Mt 7,21) ma chi si pone in relazione con Dio. 
v. 21: Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al suo padrone. Allora il padrone di casa, adirato, disse al servo: "Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui i poveri, gli storpi, i ciechi e gli zoppi". 
Il rifiuto di un dono causa l'ira al padrone per questa durezza di cuore verso la relazione. Però l'invito rimane aperto nonostante il rifiuto. Dio però continua a inseguire l'uomo dove egli si trova, senza stancarsi. 
Questa volta la logica di Dio ci dice che l'invito è aperto a tutti. Non esistono classi sociali. Spesso il dono è rifiutato da colui che crede di avere una relazione con Dio. Ma Dio vuole tutti nella sua casa, attorno alla sua tavola. Così il padrone della festa ordina, con una certa urgenza, ai servi di invitare i poveri, i ciechi, gli storpi, gli zoppi. Coloro che normalmente erano esclusi perché considerati impuri, ora sono invitati a sedersi attorno al tavolo del banchetto.
Nell'AT Dio non sceglie Israele perché è un grande popolo ma perché è il più piccolo e così ogni scelta fatta successivamente. Avviene anche nella chiesa primitiva e Paolo scrive: «Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti. Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti; Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile, disprezzato, ciò che è nulla, per confondere chi presume» (1Cor 1,27).
Questo è il criterio di Dio!
vv. 22-24: Il servo disse: "Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c'è ancora posto". Il padrone allora disse al servo: "Esci per le strade e lungo le siepi e costringili ad entrare, perché la mia casa si riempia. Perché io vi dico: nessuno di quelli che erano stati invitati gusterà la mia cena"".
C’è ancora posto. La sala non si riempie. C’è ancora posto. Nella casa di Dio c'è sempre posto. È una relazione infinita quella che tesse (o vuole tessere) Dio. Ad Abramo Dio propone una immagine di relazione, di numero dei figli di Dio ma è un numero, un desiderio insaziabile (cfr. Gen 15).
Anche l'ultimo libro della Bibbia descrive un numero interminabile proveniente da varie parti del mondo (cfr. Ap 7). Questo grande desiderio esprime una casa sempre piena. 
Per farlo, il Vangelo dice che il padrone della casa ordina ai servi di invitare coloro che sono per la strada. Sono i pagani. Anche loro sono invitati a sedersi attorno alla tavola. Così, nel banchetto della parabola di Gesù, si siedono tutti attorno allo stesso tavolo, giudei e pagani. Al tempo di Luca, c’erano molti problemi che impedivano la realizzazione di questo ideale del banchetto comune. Mediante la parabola, Luca mostra che la pratica del banchetto veniva proprio da Gesù.
La parabola termina indicando che solo gli invitati, solo coloro che rifiutano il dono, non siedono alla mensa di Dio. Per sedersi a questa mensa, occorre avere il cuore di colui che è povero, storpio, cieco, zoppo e sta in un fosso fuori dalle mura della città. È solo con questo cuore che addirittura si è spinti ad entrare, invitati fortemente ad entrare e ripetere: "Io non sono degno, ero fuori e se sono qui è perché tu hai insisto, dì soltanto una Parola ed io sarò salvato”. 

La Parola illumina la vita e la interpella
Quale tipo di relazione ho con Dio?
Ho delle scuse per non accettare il suo invito, il suo dono?
Riesco a mettermi nella sua logica?
Accolgo gli esclusi, oppure sono tra quelli che si "dividono" in classi sociali?

Pregare
O voi tutti assetati venite all’acqua,
chi non ha denaro venga ugualmente;
comprate e mangiate senza denaro
e, senza spesa, vino e latte. 

Perché spendete denaro per ciò che non è pane
il vostro patrimonio per ciò che non sazia?
Su, ascoltatemi e mangerete cose buone
e gusterete cibi succulenti.

Porgete l’orecchio e venite a me,
ascoltate e voi vivrete. (Is 55).

Contemplare-agire
Imparare a entrare nella logica del dono di Dio per vivere di Lui e con Lui in eterno.